Oggi ho avuto un bel confronto con Roberto Piro, Volontario C.R.I. in Emilia Romagna molto noto per gli incarichi ricoperti in particolare quale rappresentante regionale dei Giovani di Croce Rossa
Ho chiesto di poterla pubblicare per condividerla a tutti e Roberto ha gentilmente dato il suo ok.
Il confronto di idee tra Roberto e Luca
- Personalmente sono contrario alla lista collegata in particolare per i comitati (locali) per 2 motivi:
il primo (di principio) perchè genera una "uniformità di pensiero" all'interno del consiglio direttivo il quale non sarebbe rappresentativo della plurità di pensiero dei soci elettori ad esempio se ci fossero 3 liste con i seguenti risultati 33% 33% e 34% il consiglio direttivo rappresenterebbe un terzo dei soci e non la maggioranza di questi.
Inoltre un cosiglio direttivo così composto sarebbe per forza di cose "pensiero presidente centrico" e verrebbe meno la figura di organo collegiale
il secondo (per senso pratico) perché obbliga i candidati consiglieri a "schierarsi" per un candidato presidente e non permette al socio di scegliere un consigliere basandosi sulla fiducia personale; inoltre in un comitato di 50 persone che ci siano 10 candidati (il 20% dei soci!!!) lo vedo poco realistico mentre vedo possibile la candidatura di 2 aspiranti presidenti e 5/6 aspiranti consiglieri. Roberto Piro Le tue osservazioni sono molto condivisibili, anzi le sposo in pieno. In passato (regolamento con elezioni non in lista) ci sono state però situazioni di presidenti in minoranza (o quasi) all'interno del proprio consiglio. E' una cosa che può succedere, specie quando i voti si disperdono su più candidati. Il risultato è il caos e l'immobilismo. Forse si può immaginare una soluzione che impedisca questo senza compromettere i vantaggi che citi tu? Es: il Presidente è eletto in lista con uno-due Vice, mentre i restanti due-tre consiglieri sono eletti separatamente? (questo garantirebbe la rappresentanza del pensiero di tutti ma di fatto favorirebbe il fatto che il Presidente eletto dai soci abbia intorno a sè nel consiglio delle persone che lo aiutino a raggiungere gli obiettivi presentati ai soci stessi)
- Mi sono posto anch'io il problema "conflittualità non risolta in consiglio" che in alcuni casi (relativamente pochi per quanto mi è dato di sapere) si è presentato in passato.
Ci sono però delle differenze di contesto molto grandi:
In passato il consiglio era composto fino a 13 membri di cui fino a 6 eletti da una sola parte dei soci dovrebbero essere solo 5 eletti da tutti i soci , è quindi più difficile che si generino "corporatismi" che portino all'immobilismo (come lo chiami)
Quindi il rischio che poni pare molto (molto!) ridotto
Inoltre nel caso che ci siano situazioni non risolte in consiglio ricordo che l'organo sovrano sulla gestione del comitato è l'Assemblea dei Soci.
in estrema ratio nel caso di impossibilità di gestire il comitato è (a mio avviso) dovere del Presidente e del consiglio rimettere (per senso di responsabilità) la decisione all'assemblea.
questo detto dobbiamo capire che tipo di rappresentanza vogliano: "presidente-centrica" o "assemblea-centrica"?
personalmente credendo nel concetto di "movimento delle idee" e nel principio di pluralismo delle stesse opto per una strada "assemblea-centrica".
la soluzione che proponi (con 1 solo vice collegato) è un compromesso che di fatto raddoppia la governabilità riducendo per il 20% la potenza della vivacità del confronto in consiglio direttivo. In questo senso potrei accettarla.
Invece nel caso di 2 vice collegati si avrebbe una maggioranza automatica in consiglio e quindi i due consiglieri eletti liberamente potrebbero essere gli "sfigati di turno che portano idee ma che non contano nulla " e non potrei che criticarla quale compromesso.
(Abbiate pazienza se porto sempre esempi di "conflitti" non è per pessimismo cosmico, bensì perchè in un gruppo la bontà di una regola è proporzionale a come gestisce un eventuale conflitto.) - Beh, portare degli esempi "negativi" secondo me non è sbagliato da parte tua: diamo per scontato che nella maggioranza dei comitati le cose possano funzionare bene indipendentemente dal sistema che si sceglie e preoccupiamoci di pensare anche alle possibili situazioni di difficoltà.
Anche io non amo i modelli incentrati sulle individualità, quindi sono d'accordo con quello che dici. In alcune realtà (ne conosco diverse) il dibattito può diventare discussione infruttuosa e raggiungere una soglia in cui anzichè migliorare la nostra azione la ingessa (spesso perchè ci sono individualità che si scontrano): solo questo è da evitare, il pluralismo di idee invece è da esaltare al massimo, sia in Assemblea che in Consiglio!
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