sabato 26 gennaio 2013

Soccorrere chi non parla italiano



Se un tempo, per un soccoritore, la conoscenza di una o più lingue straniere veniva considerata un’abilità secondaria, al giorno d’oggi tale capacità è un requisito essenziale.

Non possiamo pretendere che il soccorritore sia poliglotta, ma quando diciamo che soccorriamo tutti indistitamente ci rendiamo conto che che ci impegnamo a soccorrere nel miglior modo possibile anche chi non parla la nostra?

Non essere preparati ci impedisce di porre quelle basilari domande che fanno la differenza tra la vita e la morte...
  • Prende farmaci?
  • Ha qualche malattia?
  • Dove ha dolore?
sono domande semplici, ma come porle a chi non parla la nostra lingua?
la risposta è venuta dall'idea di Marilena Peruzzetto, Volontaria della Croce Rossa Italiana:
Con la collaborazione del popolo della rete è stato redatto un piccolo vademecum che contiene nelle lingue straniere maggiormente diffuse nel nostro territorio le frasi utili durante un soccorso o una visita medica.



già 14 traduzioni diponibili nelle lingue
    1)     ITALIANO - ALBANESE.doc.pdf
    2)     ITALIANO - ARABO.doc.pdf
    3)     ITALIANO - CROATO.doc.pdf
    4)     ITALIANO - FRANCESE.pdf
    5)     ITALIANO - INGLESE.pdf
    6)     ITALIANO - LINGALA.doc.pdf
    7)     ITALIANO - MOLDAVO.doc.pdf                 
    8)     ITALIANO - PORTOGHESE.doc.pdf
    9)     ITALIANO - REPUBBLICA CECA.doc.pdf
    10)   ITALIANO - RUMENO.doc.pdf
    11)   ITALIANO - RUSSO.pdf
    12)   ITALIANO - SPAGNOLO.doc.pdf
    13)   ITALIANO - SWAHILI.doc.pdf
    14)   ITALIANO - TEDESCO.doc.pdf

       Se conosci  una lingua e vuoi integrare il lavoro  con nuove traduzioni o collaborare al completamento:





       






       

      mercoledì 23 gennaio 2013

      Quote Rosa in Croce Rossa agli albori - di Elena Branca

      Ho il piacere e l'onore di pubblicare in questo spazio l'intervento:

      Quote rosa nella Croce Rossa degli albori.

      Convegno Florence Nightingale a cento anni dalla scomparsa (1910-2010)
      A cura di Elena Branca – Volontaria della Croce Rossa italiana  
      Cultore di Storia della Croce Rossa


      Su richiesta di Giorgio Ceci ho iniziato a ricercare una copia del Regolamento delle Dame, citato su un volantino illustrativo del Comitato Femminile, e di cui pareva non si riuscisse a trovare una copia da nessuna parte: finchè uno dei “miei” ragazzi, in Sede, mi ha fatto notare che in soffitta c’erano un certo numero di carpettoni pieni di vecchie carte accuratamente catalogate.
      Proprio sopra il Regolamento delle Dame, che abbiamo provveduto a scannerizzare per salvarne la memoria.
      Quando poi, al Corso di Fasano, il Vice Delegato Giorgio Ceci ci sollecitò a preparare “qualcosa” per questo Convegno, mi venne naturale pensare a questo documento: in fondo Dame Florence era, appunto, una donna attiva anche in Croce Rossa e l’ideatrice delle Scuole per Infermiere e del Nursing.

       G. Boldini – Ritratto di Mary Donegani 1869


      Non so se Mary Donegani, una giovane borghese ferrarese qui ritratta dal Boldini nella sua casa fiorentina, fosse una Dama di Croce Rossa.
      Oltre che per la datazione, e per il legame ideale tra Ferrara e Firenze, ho scelto questo ritratto per far notare come una giovane signora si presentasse all’epoca, semplicemente
      Aggiungo una nota sul grande drappo nero in primo piano, uno scialle di cachmere,  probabilmente del valore di una normale casa d’abitazione!


       Una operaia americana di fine ‘800

      È con l’Ottocento  che la donna torna alla ribalta, soprattutto nella sua veste di lavoratrice. La sua forza lavoro, mai venuta meno nella storia, solo ora ricomincia ad avere un importante peso sociale in piena società industriale, soprattutto dal punto di vista economico e produttivo in senso stretto. L’individuo femminile comincia faticosamente a farsi riconoscere il diritto ad essere un soggetto sociale lavoratrice e cittadina e quindi a potersi svincolare dal potere dell’uomo, marito o padre

      Commissione Superiore Centrale dell’Unione delle Dame Italiane  della  Croce Rossa

      “Sulle basi e con le norme generali stabilite dallo Statuto dell’Associazione Italiana di Soccorso ai malati e feriti in guerra, il Comitato Centrale costituisce la sezione femminile dell’Associazione, col titolo di: Unione delle Dame Italiane della Croce Rossa.”
      (art.1)

      Per illustrare il Regolamento parto dal fondo: mi è saltato all’occhio che l’elenco delle componenti della Commissione Centrale fosse iniziato da due Vice-Presidenti.
      E la Presidente? Non c’era!  Era un uomo… ma ora ci arriviamo.
      Oltre alle due Vice-Presidenti vediamo citate magazziniere, provveditrici, deputate alla scuola delle infermiere e alcune Consigliere.
      Dall’art. 1 pare evidente che la sezione femminile è una parte del Comitato Centrale, ma non ha una propria autonomia.
      Fa comunque piacere che “Tutte le Signore Italiane possono far parte dell’Unione delle Dame” alle stesse condizioni dei colleghi uomini.”



       Ora vediamo meglio la struttura di questa commissione inserita all’interno del comitato centrale.


      Finalmente compare il Presidente (un uomo), il Segretario Generale (un uomo) e il Cassiere (un uomo): vedremo poi che le Dame hanno si il compito di raccogliere fondi, ma a gestirli ci pensa qualcun altro, nel rispetto delle norme dell’epoca per la società civile.

      • Presidente (del Comitato Centrale)
      • Segretario Generale (del Comitato Centrale)
      • Cassiere (del Comitato Centrale)
      • Quattordici signore al cui interno vengono elette:
      • Due Vice Presidenti
      • Due Magazziniere
      • Due Provveditrici
      • Due deputate per la scuola delle     infermiere
      • Sei Consigliere

      La Commissione Superiore

      “La Commissione Superiore Centrale non ha uffici amministrativi, né bilancio, né cassa separata da quella del Comitato Centrale”
      (art. 7)
      Ben si precisa, quindi,  nell’art. 7 che la commissione non ha uffici amministrativi, né bilancio, né cassa separata.
      “Il Comitato Centrale provvede alle spese di amministrazione della Commissione Superiore dell’Unione delle Dame e ne tiene conto, sotto titolo separato” art. 5
      Viene dato atto e rendicontato accuratamente, ma sempre sotto tutela…
       “Nessuna offerta può essere accettata senza che sia notata su un registro e senza che sia staccata bolletta di ricevuta” ….
      Appare evidente la cura nel rendicontare ogni inima offerta e nel renderne conto al donatore.
      “La lista delle donazioni e dei donatori viene poi pubblicata sul bollettino annuale”
      “La Commissione Superiore ….fa parte integrante del Comitato Centrale, come Sezione femminile del medesimo.
      Le Sezioni dell’Unione delle Dame fanno parte integrante dei Comitati locali, come sezioni femminili dei medesimi….”
      Quindi, nell’ambito del Comitato, esiste una Sezione Femminile che fa parte integrante del Comitato stesso., ma il termine Comitato pare essere usato per intendere il gruppo direttivo della Associazione: per i diversi gradi in cui viene citato.

      Scopo dell’Unione delle Dame

      “Scopo dell’Unione delle Dame è quello di coadiuvare più specialmente all’opera della Croce Rossa:… “
      (art. 3)
      Lo scopo di questa sezione femminile?
      “Coadiuvare più specialmente   quindi occuparsi, ma senza autonomia, di una parte delle attività…”
      Ecco le attività attraverso le quali le Dame coadiuvano all’opera del Comitato:
      L’art 3 recita:
      1) “Col raccogliere offerte dalla carità privata per il soccorso ai malati e feriti in guerra”
      Pare chiaro, quindi, che anche allora alle Signore fosse demandato il fund-raising di fondi chiaramente finalizzati al soccorso ai malati e feriti in guerra.
      2) “Col presiedere alla provvista, manifattura e mantenimento dei bendaggi, biancherie ed oggetti di vestiario per i malati e feriti in guerra.”
      La memoria della Battaglia è ancora vivissima, e il sacrificio di tante donne che misero in campo il corredo per bendare i feriti doveva essere altrettanto vivo. 
      Da un lato la necessità di sopperire alle necessità dei feriti, dall’altra quella di creare delle scorte a disposizione.
      3)” “Col provvedere alla educazione delle infermiere per mezzo di scuole speciali, o in altra maniera che giovi a raggiungere lo stesso fine.”
      Quindi le Dame di Croce Rossa si preoccupano anche di questo: la gestione delle Scuole per infermiere.
       E possono associarsi altre Dame
      “Tanto la Commissione Superiore, quanto le Sezioni dell’Unione delle Dame possono associarsi altre Dame e formare Commissioni per presiedere ai laboratori e alle scuole delle infermiere, o per raccogliere offerte dalla carità privata”


      (art. 9)
      Interessante questo articolo, da approfondire poi l’attuazione pratica di questa norma che garantisce la possibilità di costituire elasticamente “Commissioni” per la gestione, di volta in volta, di questa o quella iniziativa e/o necessità.

      “Tutte le Signore Italiane possono far parte dell’Unione delle Dame, purchè adempiano alle condizioni prescritte dallo Statuto per i soci dell’Associazione Italiana della Croce Rossa, nel cui albo saranno iscritte.”
      (art. 2) Come detto prima, per le Signore non vengono posti paletti diversi da quelli dei loro colleghi uomini e viene garantita l’iscrizione all’albo dei soci.
      Art.4 “L’UnionedelleDameha una Commissione Superiore Centrale in Roma e un numero indeterminato di Sessioni nelle Provincie del Regno.”
      La Commissione Superiore è nominata dalla Presidenza del Comitato Centrale.
      Le Sezioni dell’Unione di Dame sono nominate dalla presidenza del Comitato locale.
      I Presidenti delle Sezioni comunicheranno le nomine alla Commissione Superiore.
      Ritorniamo ora alla Commissione Superiore.: essa è costituita ad ogni livello, dal Centrale al Provinciale, al Locale. e, sempre nel significato originale di “Sezione Femminile del Comitato Direttivo”,  queste Dame vengono nominate dalla Presidenza del Comitato stesso.
      “Non è escluso che l’Unione delle Dame possa portare soccorsi ai malati in caso di epidemie e pubbliche calamità, quando in ciascuna eventualità ne sia autorizzata da una deliberazione presa all’unanimità dal Comitato Centrale a Sezioni riunite.”
      Per Sezioni riunite si intende il Comitato Centrale e la Commissione Superiore dell’Unione delle Dame, riunite in assemblea generale.
      (art. 6)
      Quale sia il significato di quest’articolo non è dato sapere: dalla lettera pare quasi che a monte ci sia stata un’accesa discussione, ma dal documento non si capisce altro.
      Certo è che non è escluso che le dame possano portare soccorso ai malati anche se la trafila burocratica appare assai complessa: la decisione se muoversi o meno dipende dall’intero Comitato riunito in assemblea.

      CRI idee personali su come impostare il lavoro del 2013

      In questi ultimi venti giorni molti amici di Croce Rossa mi hanno chiesto di esprimere un'opinione riguardo a come incaricati e presidenti potessero impostare la loro opera per il 2013, anno di transizione e di cambiamento.

      Questo mandato per Presidenti e Delegati Tecnici è partocolarme arduo, tante sono le aspettative, l'eredità di questi anni non è sempre del tutto positiva e nel 2014 avremo un cambiamento epocale.

      Pubblico quindi il mio contributo che non ha alcuna velleità di essere perfetto o giusto.
      Si tratta delle mie idee personali che possono essere diverse da quelle di altri certamente più capaci del sottoscritto; la speranza è che da idea nasca idea e si trovi una strada migliore.

       Requisiti per fare bene e meglio

      A mio modesto avviso, i requisiti affinchè  una struttura basata su gruppo di persone che svolgono attività volontaria in modo organizzato sul territorio  riesca a “fare di più e meglio nel tempo”  sono: 
      • la fiducia della comunità e delle istituzioni  del  territorio in cui  opera  sono e quindi improntare ogni azione sulla base di una responsabilità trasparente nei confronti dei nostri interlocutori,  siano questi  volontari,  dipendenti,  istituzioni,  destinatari  dei  nostri  servizi, sostenitori e cittadini del nostro territori;
      • attuazione del  miglior compromesso tra  valorizzazione delle esperienze e capacità già acquisite  dalla struttura o dai singoli  e innovazione dei modelli organizzativi e  rotazione degli incarichi interni in modo da garantire sia continuità d'azione che innovazione.
      • partenariato e alleanze interni e con le comunità con cui ci opera, al fine di reperire sia mezzi (economici e non) che competenze  per moltiplicare i risultati. 
      • un sistema a  “rete paritetica”  ove ogni gruppo o singolo ha pari dignità e può proporre facilmente a tutta la comunità dei soci di CR di intraprendere una nuova attività ovvero di applicare un nuovo modello di organizzazione operativa interna e dove a decidere è l'intera comunità interessata.
      • Informazione e comunicazione interna trasparente e immediata che permetta a tutti i singoli di essere informati e quindi partecipi alla gestione 

      Le azioni

      Sulla trasformazione ad associazione di diritto privato

      Il presidente è chiamato:
      • ad esprimersi nelle assemblee generali per l'approvazione del futuro statuto,
      • a co-gestire insieme ai soci un momento di difficile passaggio organizzativo interno.
      Devono quindi essere previsti  momenti  e  spazi  specifici  di  informazione  e  di  confronto  affinché  un Presidente porti in assemblea Nazionale la volontà dei Soci.
      Occorre poi attuate azioni di formazione specifiche sia per i soci sia per il personale dipendente al fine di riqualificare tutto il personale di Croce Rossa perché la struttura arrivi preparata al momento del cambiamento.

      La Rete dei comitati Locali

      “Le regole legano fra loro organizzazioni ma non solo:
      le organizzazioni  che funzionano sono in larga misura reti di persone ”

      Dato che probabilmente leggendo il decreto di riordino i  Comitati Provinciali saranno sciolti nei prossimi anni o che comunque copriranno una territorio ben più ampio si ritiene di mettere in atto un processo che porti  progressivamente  nelle  unità  locali  già  costituite  o costituende le  competenze,  i  mezzi  e strumenti operativi ad oggi in possesso del solo Comitato Provinciale. 
      Contemporaneamente alla riduzione degli impegni operativi il Comitato Provinciale assumerà un  ruolo di coordinamento della rete delle unità locali,  nella quale tutti i comitati hanno pari dignità,  pari responsabilità ed impegno di mutuo supporto in caso di necessità.

      Trasparenza e Rappresentatività e vita associativa

      “Essere trasparenti rende più forti” 
      “Ognuno può e deve essere attore principale nella propria comunità, e sentirci a casa in sede.”

      Nel rispetto dell'autonomia di autogoverno di ogni comitato locale costituito e costituendo, che sarà comunque libero di poter sviluppare idonee attività peculiari della propria realtà in accordo con le normative in essere, si vuole proporre ai vertici delle unità locali di:
      • Attribuire i compiti  di indirizzo e di ratifica delle azioni intraprese dai Presidenti Locali alle Assemblee Locali di tutti i Soci, quale espressione di indirizzo politico dell'Unità stessa e in particolare delle azioni che il Presidente si assume di intraprendere,  mediante riunione con decisione a maggioranza relativa. Le riunioni  dovranno essere  almeno di 1 (una)  ogni trimestre per un minimo di 4 (quattro) l’anno come dda regolamento
      • Costituire,là dove non presente, un sito internet istituzionale di ogni comitato Locale e del Comitato  Provinciale,  con  le  seguenti  caratteristiche  fondamentali:  informazione, registrazione, archivio delle attività.
      • Far redigere e  pubblicare il  conto economico e lo stato patrimoniale aggiornato sul sito istituzionale del Comitato.
      • Pubblicare e pubblicizzare ogni atto, delibera, azione nel comune interesse aggiornato sul sito istituzionale del Comitato.
      Ogni Socio deve essere (e sentirsi) membro responsabile della comunità, quindi saranno proposte le
      seguenti azioni:
      • Disponibilità, attuata anche con orari settimanali prefissati,  del Presidente a incontrare i soci che desiderano un confronto, proporre nuove idee, segnalare criticità.
      • Pubblicazione,  anche  su  richiesta  dei  singoli  soci,  delle  proposte  di  attività,  suggerimenti, segnalazioni di problematiche di ogni genere con conseguente discussione nella prima assemblea o riunione consiglio utile alla quale il socio sarà invitato a partecipare. 
      • Compatibilmente con le norme e le esigenze di servizio, massima disponibilità dei locali delle sedi e delle attrezzature e mezzi   per  momenti  formativi,  di esercitazione ,  di confronto e anche di aggregazione proposte dai soci ed aperte a tutti i soci.

       Unità periferiche non costituite in comitato

      Tutti i Soci hanno pari diritto a partecipare direttamente alle decisioni sulle attività del proprio territorio.
      La struttura territoriale che vive il territorio in primis è il comitato locale.

      Nelle realtà ove, pur presenti i requisiti, non sia stato istituito un Comitato Locale, sarebbe opportuno:
      • Intraprendere l'iter per il riconoscimento dal Comitato Centrale del  costituendo Comitato Locale.
      • Convocare e presiedere una prima Assemblea di tutti i Soci attivi del costituendo Comitato Locale illustrando l'iter in corso e chiedendo ai  Soci di volersi esprimere in voto segreto per l'individuazione  di  un  responsabile  delegato.  Tale  incaricato  verrà  segnalato  al  livello territoriale superiore per l’attribuzione di incarico di Commissario del futuro comitato locale come previsto in statuto in attesa delle elezioni locali.
      • rispettare le decisioni dei Comitati Locali costituendi così come per i comitati costituiti
      • nelle  more  della  costituzione  dei  necessari  Comitati  locali  far  redigere  un  bilancio organizzato  per  centri  di  costo  che  ricalcano  la  costituenda  organizzazione  territoriale aggiornato sul sito istituzionale del Comitato.

      martedì 22 gennaio 2013

      Associazionismo - Come incentivare la partecipazione?

      Chattando con un vecchio amico che ricopre il ruolo di coordinamento di una associazione su temi di partecipazione dei volontari leggo qualcosa del tipo:

       "ma purtroppo ..e dico purtroppo sai quanto me che certe problematiche (politiche di intervento sul territorio nazionale) non sono di interesse comune o per lo meno non sono prioritarie per tanti volontari della base...
      Quando indico l'Assemblea dei Giovani per eleggere il loro delegato di AREA e su 75 convocati ne vengono 19.....
       Capisci che il 70% dei volontari forse non sa neanche chi è F.R. (ndr candidato alla presidenza nazionale dell'associaizone).
      La nostra Associazione ora ha bisogno di avere tanto SOCI quanti VOLONTARI e allora ..forse qualcosa cambierà. "


      Quindi poca partecipazione!!!
      Ma come fa un'associazione senza la partecipare dei soci a essere tale?!?!?

      Quanti Volontari si considerano Soci/partecipi delle scelte? oggettivamente pochi!
      Le cause principali a mio avviso sono due
      -partecipare è faticoso, occorre che gli sforzi vengano percepiti come utili dai Volontari 
      -probabilmente per alcuni anni la partecipazione è stata repressa, le decisioni sono spesso cadute dall'alto e la fiducia e quindi l'interesse sono  venuti meno.

      Per avere più partecipazione occorre quindi intervenire su questi problemi

      Occorre dimostrare ai Soci che sono iscritti ad  una associazione nella quale si può partecipare con le proprie idee che possono essere anche diverse da quelle del presidente.
      Presidente, se vero leader democratico,  si adopererà (nei limiti del possibile) per dare gambe alle proposte di tutti e non solo a quelle che reputa maggiormente valide.


      Un modo per riconquistare la fiducia dei Soci nel processo parcetipato è quello di riconsegnare a questi l'autonomia e la possibilità di scegliere cosa vogliono fare all'interno dell'associazione.
      Ad esempio fissare un piccolo budget (dai 500 ai 2000 euro) e indire un
      Concorso di idee per attività che i soci vogliono realizzare.

      Le idee saranno presentate come se fossero progetti per finanziamento ad una fondazione (premesse, analisi dei bisogni del territorio, fruitori,sostenibilità ricaduta sul bilancio economico e su quello sociale, forme di cofinanziamento e verifica di sostenibilità )

      La "giuria" sarà poi composta da soci di alto profilo e al di fuori di preferenze interne e anche da soggetti terzi.

      Quindi i progetti più significativi saranno presentati in assemblea che, se li farà propri, li autorizzerà 

      Se il presidente ha il coraggio e l'intelligenza di "cedere il passo" e dare fiducia ai volontari impegnandosi a a non emettere veti o preferenze sui progetti alcuni soci che ri-guadagneranno fiducia nel metodo partecipativo e una volta raggiunta la massa critica il gioco sarà fatto! 

      Sarà forse faticoso per il presidente o il gruppo direttivo presiedere un'assemblea propositiva, ma una realtà viva dinamica e partecipata darà grande soddisfazione e chi coordina si sentirà meno solo nel suo incarico.


      PS:


      Ricordo che in un'associazione di volontariato qualsiasi per essere tale deve garantire la "la democraticita' della struttura" (legge quadro sul Volontariato 11 agosto 1991, n. 266  art.3 comma 3)

      La volontà del legislatore appare evitente:  il presidente è il legale rappresentante verso l'esterno e il garante delle regole verso l'interno e non un autarca...

      domenica 20 gennaio 2013

      Democraticità e rappresentatività degli eletti

      Democraticità e rappresentatività degli eletti 

      Vai alle altre proposte  

      3.a - Argomento: gestione del rapporto fiduciario tra Eletti e Elettori

      Lo statuto e il regolamento attuali prevedono che un rappresentante eletto che abbia perduto il rapporto fiduciario con chi lo ha eletto possa ugualmente rimanere in carica fino a fine mandato nonostante non sia più rappresentativo dei soci..
      E' quindi negata la garanzia di democraticità di far decadere un organo di governo che non è più rappresentativo o che che, evitando di convocare le assemblee, impedisce il confronto democratico con i propri elettori.

      3.b - Proposte 

      Si vuole fornire strumenti per rafforzare il ruolo delle assemblee quali massime istituzioni democratiche.
      In particole si intende:
      1-Attribuire alle assemblee l'autorità di far decadere le cariche non più rappresentative;
      2-Garantire il corretto e periodico svolgersi delle assemblee quali momenti di confronto democratici.
      3.c - Dettaglio proposta: “decadenza cariche non più rappresentative”
      Le cariche di membro di organo di governo o coordinamento decadono anticipatamente nel caso di assenza di rinnovo di fiducia da parte della maggioranza dell'assemblea. 
      Il voto sul rinnovo della fiducia avviene su richiesta di almeno un terzo dei partecipanti all'assemblea o tramite richiesta di un quarto degli aventi diritto.
      Il voto di rinnovo della fiducia avviene tramite espressione di voto segreto, le operazioni di voto di rinnovo della fiducia sono presiedute dal socio con maggiore anzianità di servizio che non ricopra incarichi affidatagli dall'organo oggetto dalla votazione coadiuvato dai due soci di più giovane età anagrafica.
      In caso di assenza di rinnovo di fiducia della maggioranza dei partecipanti all'assemblea l'organo competente procederà immediatamente all'indizione di nuove elezioni.
      In caso di assenza di rinnovo di fiducia l'assemblea può comunque incaricare l'organo di governo (o coordinamento) sfiduciato a proseguire per il tempo necessario allo svolgimento dell'iter elettorale lo svolgimento delle sole funzioni ordinarie secondo le direttive dell'assemblea, questo incarico ad interim non può comunque avere durata superiore ai 6 (sei) mesi , passato tale periodo sarà nominato un commissario.
      Dell'assenza di rinnovo di fiducia viene data comunicazione all'organo di governo (o coordinamento) gerarchicamente superiore che ha il compito di vigilare sul corretto andamento della vita associativa.

      3.d - Dettaglio proposta: garanzia di svolgimento momenti di confronto democratico

      Nonostante lo statuto e il regolamento prevedano l'indizione periodiche di assemblee non è indicato chi debba garantirne la regolare indizione.
      Si profila quindi la possibilità da parte dell'organo con compito di indizione dell'assemblea di ridurre il diritto di partecipazione e rappresentatività dei soci all'interno della vita associativa evitando, appunto, di indire le previste assemblee.
      Si propone quindi di salvaguardare il ruolo dei membri delle assemblee tramite la possibilità di indizione delle stesse a richiesta di un terzo degli aventi diritto.

      In caso di non partecipazione dell'organo di governo o coordinamento l'assemblea è presieduta dal socio con maggior anzianità di servizio e il socio anagraficamente più giovane avrà funzioni di segretario verbalizzante.
      Si propone inoltre di prevedere la revoca del mandato all'organo manchevole dell'indizione delle previste  assemblee annuali.

      domenica 13 gennaio 2013

      CRI statuto - Comuni Capoluogo - proposta del 2007


       CRI statuto - Delegazioni - proposta del 2007

      Scheda n° 2:Organizzazione territoriale – Comuni capoluogo

      2.a - Argomento: Costituzione del Comitato Locale nel comune capoluogo di provincia

      In assenza di un'istituzione (comitato locale, delegazione) con competenze sul territorio dei comuni  capoluoghi di provincia ove sono presenti gruppi di volontari CRI le attività sul territorio comunale sono gestite direttamente dal Comitato Provinciale.
      Si profila quindi una situazione in cui :
      • il consiglio direttivo prov.le svolge anche funzioni diverse da quelle di controllo e coordinamento previste dallo spirito dell'art.37 dello statuto
      •  I soci afferenti a gruppi con sede nel capoluogo di provincia subiscono una riduzione del loro diritto di rappresentatività in quanto non hanno la possibilità di eleggere il proprio consiglio direttivo locale e non è prevista una forma assembleare di rappresentatività dei soci del comune capoluogo 
      • problemi di gestione tra gestione operativa (Com. Loc.le )e strategica (Com. Prov.le)

      2.b - Proposta

      Definire in modo chiaro quali sono le caratteristiche per cui esiste o non esiste un comitato locale
      nel comune capoluogo di provincia.
      In particolare se sono presenti soci e non è presente la capacità economica di autosufficienza sarà
      istituita una delegazione

      2.c - Ulteriori proposte collegate:

      Istituzione di delegazione comune capoluogo, altrimenti un comitato locale.

      2.d - Attinenza e corrispondenza linee guida Federazione CR e MR

      “Nella capitale potranno così esserci un comitato municipale ed un comitato provinciale oltre alla
      sede centrale della Società Nazionale. Si raccomanda di non unificare questi vari livelli in una
      singola unità, perché ogni livello rappresenta una diversa entità territoriale (locale, provinciale e
      nazionale) con interessi e poteri diversi. E quindi di vitale importanza mantenere queste entità
      distinte. La composizione degli organi direttivi ad ogni livello deve rappresentare l’insieme del
      territorio da essi coperto.”(guida 2,VI,c; pag 39) 

      CRI statuto - Delegazioni - proposta del 2007

        CRI statuto - Delegazioni - proposta del 2007

      Scheda n° 1:Organizzazione territoriale – delegazioni

      1.a Argomento: delegazioni


      Il divieto di costituire nuove delegazioni risale al 1999 (quindi coincide con lo statuto 1997 e seguenti). L'attuale statuto non ne prevede la la costituzione;
      Le attuali delegazioni esistenti vennero poste nel 1999 a carico dei comitati provinciali, ma con lo statuto 2002 non venne stata rinnovata la temporaneità di vigenza stabilita con la circolare 24438 del 19/03/1999; né erano stati ribaditi i principi di rinnovo dei delegati allora in carica. 
      La delibera 13/2006 si poneva l'obbiettivo di ripristinare in parte l'istituzione delle delegazioni, senza però ottenere risultati concreti. 

      1.b - Problematiche dell'attuale regolamentazione

      A)Molte delegazioni sopravvivono nel vuoto normativo;
      B)Impedendo l'istituzione di nuove delegazioni si priva la C.R.I. di un valido strumento per porre le prime semplici basi per costruire una nuova Unità (moltissimi comitati locali sono nati delegazioni).
      C)Ai volontari che costituiscono gruppi in località non sede di comitato non è consentito avere relazioni dirette con le istituzioni, occorre un delegato della "governance" che è appunto (e sempre stato) il Delegato.

      1.c - Regolamentazione attuale

      -Statuto, capo II, sezione I, art. 16 punto 3  “l'organizzazione territoriale è articolata in comitato centrale, regionali, provinciali e locali”
      -Circolare SAGE 24438 del 19/03/1999 e verbale GEN 4 del 18/02/1999: “è vietata l'istituzione di  nuove delegazioni e quelle esistenti venivano poste a carico dei comitati provali, compreso il  rinnovo dei delegati;”
      -Delibera CDN 13 del 20/01/2006:  conferiva a un consigliere il compito di avviare procedimenti per la reistituzione delle delegazioni. 

      1.d - Proposta

      Prevedere nuovamente l'istituzione delle delegazioni comunali o per aggregazioni territoriali omogenee (es. le comunità montane).  Le delegazioni dipendono dal Comitato Locale competente sul territorio. 
      Le delegazioni (a differenza dei comitati locali) non avranno autonomia amministrativa, l'istituzione di una delegazione dovrà evitare un aggravio contabile sul comitato e prevederà una sezione di bilancio dedicata e facilmente scorporabile in sede di istituzione di un nuovo Comitato Locale.
      L'istituzione della delegazione avviane tramite delibera del Comitato Regionale e su proposta del Comitato Locale competente sul territorio.
      L'incarico di Delegato comunale o intercomunale (in caso di aggregazioni territoriali omogenee) è conferito tramite delibera del Comitato Locale territorialmente competente, sottoposta a ratifica da parte del Comitato Regionale.
      L'incarico di Delegato ha durata annuale.

      1.e - Fonti normative

      - circolare 2469 del 27/01/1986, servizio ragioneroa e controllo
      - circolare 2670 del 08/09/1988, Sage coord. OO. PP.

      1.f - Emendamenti alla proposta


      Prevedere che, in casi particolari  e in accordo con il comitato locale territorialmente competente, il Comitato Provinciale possa svolgere i compiti di proposta e controllo amministrativo attributi al Comitato Locale.

      1.g - Attinenza e corrispondenza linee guida Federazione CR e MR

      “La Società Nazionale deve estendere le sue attività umanitarie a tutto il paese. Per questo è  necessario creare una struttura ramificata che copra tutto il territorio nazionale. Tale struttura permetterà alla Società Nazionale di reclutare soci su tutto il territorio e di estendere le sue attività  all’insieme del paese ed alle sue dipendenze.” (guida 2,VI,a; pag 38)
      Il delegato (e conseguentemente, in presenza di soci, la delegazione) ha il compito di contatto e raccordo tra il territorio comunale di competenza (privo di un comitato locale) e la CRI. Tramite lo strumento del delegato la CRI si ottiene “una struttura ramificata che copra tutto il territorio nazionale” inoltre l'azione di diffusione dei principi e affiliazione di nuovi soci tipica del delegato unita all'azione delle delegazioni quando presenti “permetterà alla Società Nazionale di reclutare soci su tutto il territorio e di estendere le sue attività all’insieme del paese ed alle sue dipendenze”.

      CRI - Le proposte del 2007 per il nuovo statuto

      CRI - Le proposte del 2007 per il nuovo statuto 

      Il 2 ottobre 2007 venne redatto da Volontari  CRI di tutte le parti d'Italia  un documento con proposte da includere nel nuovo statuto.
      Lo strumento di confronto fu il forum CRI rilanciato dal Consiglio Nazionale in forma pubblica e moderato da un piccolo gruppo di volontari che, a distanza e con il rispetto di tutte le opinioni, proponevano argomenti di discussione e quando necessario (poche volte in realtà) intervenivano sui Trolls che interagagivano con gli altri utenti tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza senso, con l'obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi.

      Con il commissariamento (a mio modesto e personale avviso vanificando i risultati in ottica partecipazione associativa) venne deciso di inibile la lettura pubblica del Forum, di imporre il riconoscimento dei soggetti, e assegnare il ruolo di moderatore all'ufficio per la comunicazione del Comitato Centrale.

       L'eredità di quella esperienza non è però venuta meno, molti Volontari CRI ricordano il clima vivace e di rispetto reciproco degli anni tra il 2004 e il 2007,  le innovazioni e la piccola rivoluzione culturale che ebbe come apice la scelta del presidente Barra di rispondere ai quesiti posti dai singoli Soci, la partecipazione di Consiglieri Nazionali al Forum e la conviazione che fare associazione era ed è possibile, nonostante i cjilometri che separano le sedi e i mille problemi che affliggono una organizzazione come la Croce Rossa che, a mio avviso, da sempre è contesa tra Volontari e soggetti politici o i cosidetti "poteri forti" che spesso ne hanno fatto un proprio strumento per motivi personali.

      Oggi si ripresenta la possibilità di parlare di statuto e per questo voglio riproporre per memoriale proposte raccolte poche più di 5 anni perchè ancora valide.

      Le schede delle proposte (in aggiornamento):





      venerdì 11 gennaio 2013

      un'idea: attività sociale per gli OPSA CRI

      "La bontà di un uomo verso un altro uomo si manifesta difendendo la vita e la dignità di persone senza intolleranze e senza pregiudizi”


      Henry Dunant

      “Dobbiamo fare il miglior uso possibile del tempo libero”

      Mohandas Karamchard Gandhi

      E’ inoltre compito dell’Attività di Salvataggio in Acqua della Croce Rossa Italiana garantire la massima diffusione delle tecniche elementari di prevenzione, autoprotezione e primo intervento alla popolazione ed a tutti gli Operatori del soccorso che si trovino a contatto con l’ambiente acquatico.

      La C.R.I. intrattiene relazioni con Enti Pubblici, Corpi dello Stato, Forze Armate, O.N.G. E Associazioni con attività analoghe allo scopo di ottenere ed offrire servizi, formazione e collaborazione

      Regolamento O.P.S.A.




      Chi sono gli O.P.S.A. ?


      L'Operatore Polivalente di Salvataggio in Acqua (O.P.S.A.) è una figura di operatore del soccorso  prevista all'interno della Croce Rossa Italiana che ha il requisito di polivalenza sulla base del terreno ove opera e per la massima specializzazione della sua preparazione.

      Oltre ad essere un operatore di primo soccorso sia a terra che in acqua, integra la sua specializzazione nel settore con le specialità di Operatore Conduttore di Mezzi Nautici, Operatore Sommozzatore, Operatore Medico o tecnico Iperbarico, Operatore Elitrasportato.

      Gli Operatori del Salvataggio in acqua svolgono direttamente l'attività di soccorso, anche attraverso convenzioni con gli organi locali e nazionali, in sinergia con la Guardia Costiera e con tutti gli organismi pubblici. Il personale Operatore di Salvataggio in acqua è preparato per formare equipaggi sanitari per l'imbarco su mezzi navali ed aeromobili della Guardia Costiera, dei Vigili del Fuoco, dei Carabinieri, della Polizia di Stato ed altri.

      In parole seplici sono operatori di soccorso che uniscono preparazione sanitaria, conoscenza dell'ambiente ove operano e preparazione e tecnica per portare soccorso in ambiente acquatico che non è proprio dell'uomo!

      L'idea: l'attività Operativa O.P.S.A. per il sociale.


      Gli Operatori sono per lo più impiegati in periodo estivo (quando la balneazione in zone non altrimeti sorvegliate pone a rischio numerose persone) e in caso di attività di emergenza come alluvioni.

      Di fatto il periodo invernale non è occupato da attività operative (emergenze scluse) e l'O.P.S.A. si dedica solo al mantenimento della forma fisica senza fornire alcun servizio immediato verso i più vulnerabili.

      L'idea di fondo è utilizzare il personale OPSA anche nel periodo di riposo in quanto può garantire sicurezza a persone con disabilità durante attività in acque confinate (le classiche piscine).

      quaindi, In partenariato con le istituzioni e espressioni della società civile impegnate in attività sociali promuovere e realizzare momenti ricreativi e di socializzazione all'interno di corsi di addestramento alla disciplina del nuoto, alla tecniche di prevenzione e primo intervento in acqua e non a soggetti a rischio di esclusione sociale.

      Il lavoro di squadra, lo sport, e l'accesso a strutture ricreative e sportive sono strumenti di inclusione sociale potenti.

      Ai risultati immediati portati da questi strumenti si aggiungono i buoni esisti che derivano dalla diffusione della cultura di dialogo sociale e pace, dalla diffusione delle tecniche di salvataggio e primo soccorso, dalla informazione sull'adozione di uno stile di di vita più sano e socialmente inserito.

      Obiettivo principale 1: Prevenzione e autoprotezione


      Diffusione delle tecniche elementari di prevenzione, autoprotezione e primo intervento alla popolazione, in situazione ordinaria ed in acqua

      L'obiettivo è ripreso dalla dei compiti assegnati ai gruppi OPSA dal regolamento, si rimanda al regolamento e alle indicazioni dei responsabili delle attività CRI per la declinazione in dettaglio della strategia di azione.

      Obiettivo principale 2 : Promozione dell'Inclusione Sociale (obiettivo Strategico 3 Strategia 2020)


      I principali fattori di vulnerabilità sorgono non solo dai disastri e dalle malettie, ma anche da complessi fattori come il malcontento causato dalla privazione e dalle ingiustizie, l'emarginazione, radicata nelle disuguaglianze nell'alienazione e nelle ingiustizie, o dalla disperazione che proviene dalla solitudine, dall'ignoranza e dalla povertà.

      Nel contesto del nostro mandato, promuoviamo l'inclusione sociale attraverso le nostre attività e i nostri servizi e incoraggiamo lo sviluppo di capacità comportamentali che permettano di comunicare, mediare e distendere le tensioni in maniera pacifica.

      Fruitori:


      I fruitori del progetto saranno individuati anche e soprattutto tra le fasce sociali a rischio disagio sociale o di ridotta partecipazione sociale.

      Tra questi si indicano a titolo di esempio:

      •     Giovani e minori accolti in strutture socio-assistenziali     integrative o sostitutive delle famiglie (casa famiglia)
      •     Giovani e minori in famiglie a basso reddito.
      •     Migranti
      •     Disabili sensoriali
      •     Disabili motori
      •     Soggetti con problematiche psichiatriche
      •     Ex detenuti
      •     Tutti i soggetti a rischio si esclusione sociale

      Sub obiettivo 2.1 facilitazione ingresso nel mondo lavorativo


      In caso di successo della sperimentazione per alcune tipologie di fruitori è ipotizzabile orientare l'attività anche per il conseguimento o la preparazione al di brevetti che facilitino un ingresso nella realtà lavorativa, ad esempio: Brevetto Europeo Primo Soccorso, Brevetto BLSD laici, preparazione Brevetto Assistente Bagnanti, altre competenze collegate all'attività OPSA e CRI in genere.

      In funzione delle competenze acquisite e della capacità organizzativa a seguire si può ipotizzare la fattibilità nel periodo estivo di stage formativi di introduzione alle attività di assistenza bagnanti o persone con ridotta mobilità in affiancamento alle attività del personale dipendente e e volontario che opera presso il Centro Operativo e Balneare CRI piuttosto che attività di stage presso le strutture CRI del territorio.

      Criticità individuate e azioni preventive di riduzione del rischio:


      criticità: Individuazione  dei soggetti fruitori.
      azione: Partenariato con le istituzioni e organizzazione che già operano nell'abito dell'inclusione sociale.
      Indicazione da parte degli enti preposti dei fruitori dell'attività.

      criticità: Formazione specifica sul “sociale” del personale CRI
      azione: Anche se personale CRI possiede un approccio al  dialogo e al rispetto che deriva dall'attività quotidiana verso i vulnerabili , si reputa opportuno l'affiancamento con operatori già formatiindicati dai partner del progetto oltre che ove auspicabili alcuni incontri informativi preventivi

      criticità:Disponibilità del personale
      azione: Preventivamente alla presentazione del progetto al circuito delle organizzazioni enti sarà effettuato un censimento, in ogni caso le prime attività avranno una durata nel tempo limitata (3 mesi) e una organizzazione a moduli per cui si stima  l'interessamento di 5-6 volontari con un impegno di 2 ore  settimanali a rotazione.

      Fondamentale è la figura degli istruttori che dovranno garantire continuità nell'arco temporale del modulo.

      criticità:Sostenibilità economica
      azione: Il costo principali appare essere collegato  all'accesso alle strutture sportive, data la natura sociale  dell'attività si prevedono finanziamenti a fronte di presentazione dei progetti e facilitazioni economiche lato strutture,in particolar modo se di proprietà delle istituzioni.

      giovedì 10 gennaio 2013

      CRI - Tweet Intervista ai candidati Lombardia e Sicilia

      Croce Rossa Italiana,  è periodo di grandi cambiamenti.
      dopo la tornata elettorale del 16 dicembre domenica  prossima sarenno eletti i presidenti regionali.

      In questi giorni ho voluto chiedere a candidati che si sono resi disponibile di rispondere in soli 140 caratteri ad alcune domande sul futuro statuto che dovrà essere predisposto nei prossimi mesi.

      I quesiti sono stati posti a molti soggetti, solo alcuni hanno risposto eccoli, immagino li riconosciate:
       
      Questi i quesiti e le risposte (e i miei commenti personali, d'altra parte è un blog personale non un giornale di cronaca ):


      tweet intervista, 140 caratteri per risposta: Struttura al servizio dell'associazione e non viceversa,COME?




      non mi piace nemmeno così, ma così: Associazione attraverso la struttura al servizio di chi soffre ed e' vulnerabile

      Mettendo al centro attività e strategia di sviluppo: tutta la struttura si muoverà di conseguenza. Essere associazione aiuterà 

      Commento: i punti i comune ci sono, la struttura è uno strumemnto, essere associazione è quello che da forza, obiettivo finale attività per i vulnerabili.



      Ultima volta che hai ri-letto le linee guida per lo statuto redatte dalla federazione?


      prima di stendere il mio programma 



      Un mese fa. Occorre partire da quelle. Lo riscrivo in maiuscolo: OCCORRE PARTIRE DALLE LINEE GUIDA IFCR SUGLI STATUTI
      Commento:ottime risposte!!! MI PIACE!!!


      Attività di missione ma senza ritorno economico diretto, come sostenerle?


      leggi la mia storia Ho inventato il progetto provinciale e non c'erano finanziamenti. Oblazioni e sottoscrizioni


      Progetti credibili e solidita' dell'azione associativa da presentare a partner/sponsor pubblici e privati

       Commento:Hey!?! ma si sono messi d'accordo questi 2? 


      Presidenti "storici" dopo quanto dovrebbero non ricandidarsi? 


      no più di due mandati elettivi consecutivi nello stesso ruolo



      Massimo due mandati, compresi periodi di commissariamento

       Commento:Sinceremente preferisco la risposta "siciliana" tiene conto di una piaga storica...
      certo che credo che anche dalla Lombardia si intenda: dopo 8 anni basta!!! cedi il passo!!!

      rieleggere metà dei consigli direttivi ogni 2 anni per avere sempre idee nuove e continuità, secondo te è una buona idea?
       
      No. Era già così con i vertici di componenti. Un consiglio deve avere il tempo per realizzare i progetti del programma.



      Non e' male. Ma io preferirei mandati di tre anni per Presidenti e Consigli direttivi

       Commento:Anche se le linee guida prevedono questa possibilità appoggio entrambe le posizioni e le riunisco alla domanda precedente in "mandati di 3 anni e doppio mandato come limite"



      Trasparenza: pubblicare mensilmente il conto economico dei comitati, segno di debolezza o di correttezza?
       
      Non avrebbe senso. Ora abbiamo un preventivo e un consentivo annuale. Vedo bene uno stato dell'arte semestrale.



      Correttezza. Se non si riesce mensilmente, almeno trimestralmente, e magari da trasmettere anche a partner e soci sostenitori

       Commento: Preferisco nettamente la risposta di Rosario, Alberto, non me ne avere, ma a mio avviso non ci siamo capiti con la domanda(140 caratteri sono pochi!)



      Naz.le, Reg.le, Prov.le, Locale nel 2014 solo 3 livelli organizzativi, quale a tuo avviso dovrà essere dismesso? 

      Dismettere il Provinciale. Il Regionale dovrebbe poter organizzare dei coordinamenti provinciali, ma senza una struttura e spese 


      Nel 2014 dovremo confrontarci con la riforma del terriotorio, ora sospesa dallo scioglimento delle Camere. Vediamo gli esiti.

      Commento: vero che la riforma del territorio è sospesa, ma il decreto di riordino impone i 3 livelli organizzativi...
      Vantaggio di sciogliere il provinciale è che si darà maggiore forza alle realtà locali laddove spesso non hanno autonomia in quanto esiste solo il comitato provinciale che spesso non si cura della reltà dello specifico territorio o della volontà dei Volontari di quel territorio.

      Problema grosso quello sollevato da Alberto rischiamo di non avere un interlocutore per le realtà provinciali.





      3 regole di CRI che cambieresti subito se dipendesse solo da te


      1. Eliminare qualsiasi riferimento alla CCVV ancora presente nei regolamenti; 2. La classificazione dei soci; Io inserirei solo "Volontari" e "Sostenitori", un po' come prevedono le linee guida IFRC  3. I controlli 
       
       2 regole sono già state accolte: 1 scioglimento componenti; 2 privatizzazione. Non mi piace il Presidente unicum anche se x1anno


      Commento: Che l'organizzazione in componenti sia statonell'ultimo periodo più un male che un bene pare sia condiviso da entrambi.
      Sono curioso di sapere cosa intende Rosario con "La classificazione dei soci;"
      Sono contento che Alberto definisca il ruolo per cui si è candidato come "Presidente UNICUM", significa che l'opinione di Luca Marzi (PV) e mia sui rischi di avere un "commissario  eletto" è condivisa anche da soggetti ben autorevoli..


      Per concludere ecco lo scambio di battute finali che la dice lunga sul carattere giocoso con cui entrambi i candidati affrontano giorno dopo giorno!

      Luca Bonuccelli
      ragazzi siete una "squadra fortissimi" sesto e acireale ospitano dei soggetti eccentrici ma tosti
       
      eccentrici???? :P
      non dirò mai che siete straordinari :p altrimenti vi potreste montare la testa *lol*
      equilbratamente folli suona meglio;)
      Grande suona decisamente meglio ... mi accettereste al "club degli equilibratamente folli"? ( )


      Grazie ancora a entrambi!
      Luca 
      PS: se potessi essere in assemblea nazionale con voi  mi sa che avrei davanti due FOLLI geni del bene !!
      PPS: ci sentiamo presto e in bocca al lupo!!!




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