mercoledì 24 settembre 2014

in #Lapsus veritas... quando un errore dice quello che è vero

in #Lapsus veritas... quando un errore dice quello che è vero

(clicca per ingrandire)
Tutti “cadono” in qualche lapsus
È senz’altro capitato a tutti, almeno una volta: stiamo parlando con qualcuno, quando all’improvviso, pur volendo utilizzare una specifica parola, ne esce un’altra, spesso dal significato opposto. Poi ci correggiamo subito, magari superando un po’ di imbarazzo, e continuiamo il discorso. È il famoso lapsus, ovvero l’uso non intenzionale di parole sbagliate rispetto a quel che si voleva dire, dovuto in molti casi a motivazioni inconsce. Il termine lapsus, deriva dal latino e significa “scivolamento”: è come cioè se la persona, nel parlare, cadesse in errore, scivolando per un istante in un territorio sconosciuto della sua psiche ed esponendolo a chi sta intorno. In molti casi è spia di un conflitto tra l’intenzione cosciente di esprimersi e di voler apparire in un certo modo e la tendenza inconscia, fino a lì repressa, a dire o a fare altre cose, forse più autentiche, di certo pressanti. Freud per primo comprese il valore psicologico del lapsus  (che può essere non solo verbale ma anche di scrittura o di lettura) e per questo nei suoi studi lo inserì, insieme alle gaffe, agli smarrimenti, all’oblio dei nomi e alle distrazioni, tra i cosiddetti “atti mancati”, i gesti che esprimono la presenza non consapevole di intenzioni, pulsioni e opinioni diverse rispetto a quelle coscienti e socialmente manifestate.

Nell'immagine qui sopra si nota uno "scivolone" seguito dalla correzione: la parola giusta era NOTAIO, parola che evoca concetti di serietà,  trasparenza, garanzia e terzietà.
Parola che è stata sostituita invece dal titolo di PRESIDENTE parola che invece evoca concetti di potere e autorità...

Sicuramente si è trattato di un "mero errore materiale" (sinonimo politicamente corretto di "fischi per fiaschi!" ), però ,data la situazione  e l'espressione e la postura dei presenti (vedi foto sotto) lo "scivolone" è estremamente suggestivo!

La gestualità e la fotografia

Il momento immortalato è solenne, importante, l'attenzione e la tensione sono alle stelle.
Ci si sente tutti sicuri di quello che si sta facendo e il senso di comunità è superiore a quello della famiglia di origine eppure...
...ecco alcuni piccoli dettagli che necessiterebbero di un piccolo fotoritocco... così come è stato ritoccato il commento alla foto....

A braccia conserte e sguardo distolto

Le braccia conserte sono  una posizione universalmente usata ed interpretata come atteggiamento negativo o difensivo.
La potrete sicuramente notare nei luoghi pubblici ed affollati tra persone che non si conoscono, nelle code all’ufficio postale e in qualsiasi altro contesto in cui gli individui si sentono incerti ed insicuri.

Per semplificare il tutto possiamo cosi riassumere il messaggio generale che questo gesto può esprimere: la persona non ha intenzione di aprirsi ne di lasciarsi avvicinare.

Se mentre parlate in pubblico vedete uno o più dei vostri interlocutori chiudere le braccia in questa posizione probabilmente avrete espresso un’idea da loro non condivisa.

La mano a coprire la bocca

Il gesto della mano che copre la bocca indica che il soggetto vuole "nascondere" qualcosa come la propria opinione, Nascondendo la bocca cerca di "evitare di parlare" perchè quello che direbbe gli provocherebbe dispiacere. Solitamente, il gesto di portare la mano alla bocca indica ricerca di protezione, desiderio di evitare il colloquio.
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"Nascondersi" e non vedere

Potrebbe essere un problema agli occhiali come potrebbe essere interpretato quale gesto di disperazione



E poi ci sono "sguardi nel vuoto",  "sguardi sul tavolo"... se si escludono i primi dodici o tredici soggetti più vicini a chi "preside" (ecco che  la parola Presidente che torna) gli altri astanti necessitano di un piccolo fotoritocco... ma qesto è il bello della "spintaneità".... (ops! scusate un lapsus!!!) della spontaneità






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