CRI 12 mesi in più
Riporto il pensiero di una persona che stimo
"Ieri
il Senato ha approvato la conversione del DL 101/2013, a cui all'art.
10 ter sono contenute importanti passaggi per riforma della Croce Rossa
Italiana.
Quanto legiferato risponde e corrisponde in parte ha
quanto indicato dall'Assemblea nazionale della CRI svolta a Solferiino.
La legge conferma, il passaggio della veste giuridica
da pubblica a privata della stragrande maggioranza della CRI, ovvero di
tutta la organizzazione associativa territoriale.
Vi però una piccola
clausa che consente alle singole unita, una eventuale possibilità di
richiedere una proroga di un sei mesi alla transizione, ovvero di restare
ancora per un po' Ente pubblico, e ciò può servire a quelle unità in
dissesto per tentare di raddrizzassi, senza fallire.
Sul fronte associativo la scelta dell'Assemblea Nazionale, ora
trasformata in legge, di prorogare le presidenze monocratiche, senza la
costituzione di organi collegiali, in una fase di transizione così
delicata, come il cambio di veste giuridica, è una sorta di
autocommisariamento generale.
Da ciò ne consegue la sospensione della
democrazia associativa, non è più imputabile al Governo dello Stato, ma
alla determinazione dell'Associazione, che si è in autonomia decisa di
raddoppiare il proprio mandato d'incarico (un po' come se il Sindaco e
il Consiglio del proprio Paese, si auto deliberasse il raddoppio del
proprio mandato e lo facesse ratificare dal parlamento, in vece di
andare al voto).
Per carità in questo Paese si vede ogni giorno ben di
peggio, ma non è un bel segnale e soprattutto non va a favore dei
principi della democrazia associativa, che era alla basa delle
rivendicazioni di autonomia dell'Associazione medesima.
Se però
serve, non sono 12 mesi su decenni di regimi commissariali a cambiare la
vita "Ademocratica" della CRI (l'A non è un refuso di battitura), ma non
si deve fare finta di nulla e il perché deve essere giustificato e
argomentato ai soci.
Ciò che invece poco mi piace, e il perché lo
spiegato per anni, è la formula ibrida della CRI, mezza associazione e
mezzo ente, e non perché una formula è più bella dell'altra, ma perché
sono convinto, che la parte privata e la parte pubblica, che parleranno
due lingue giuridico-amministrative diverse, obbligate peró dalla
formula ad essere l'una parte dell'altra, aumenteranno ancor di più
confusione e conflittualità, in una associazione che già da decenni,
configge al suo interno, tra centro e territorio pur usando una lingua
unica.
Detto ciò, la grande parte positiva è che il Parlamento
della Repubblica ha dato atto della trasformazione della CRI in corso è
ha riconosciuto il bisogno di governare la transizione.
Ora non
resta che dire: buon lavoro a tutti i vertici monocratici prorogati, che
hanno l'obbligo e il dovere di dare compimento alla riforma, senza più
"ma" e senza più "se" "
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