mercoledì 30 ottobre 2013

CRI 12 mesi in più

Riporto il pensiero di una persona che stimo
 "Ieri il Senato ha approvato la conversione del  DL 101/2013, a cui all'art. 10 ter sono contenute importanti passaggi per riforma della Croce Rossa Italiana.

Quanto legiferato risponde e corrisponde in parte ha quanto indicato dall'Assemblea nazionale della CRI svolta a Solferiino. La legge  conferma, il passaggio della veste giuridica da pubblica a privata della stragrande maggioranza della CRI, ovvero di tutta la organizzazione associativa territoriale. 
Vi però una piccola clausa che consente alle singole unita, una eventuale possibilità di richiedere una proroga di un sei mesi  alla transizione, ovvero di restare ancora per un po' Ente pubblico, e ciò può servire a quelle unità in dissesto per tentare di raddrizzassi, senza fallire.
Sul fronte associativo la scelta dell'Assemblea Nazionale, ora trasformata in legge, di prorogare le presidenze monocratiche, senza la costituzione di organi collegiali, in una fase di transizione così delicata, come il cambio di veste giuridica, è una sorta di autocommisariamento generale. 
Da ciò ne consegue la sospensione della democrazia associativa, non è più imputabile al Governo dello Stato, ma alla determinazione dell'Associazione, che si è in autonomia decisa di raddoppiare il proprio mandato d'incarico (un po' come se il Sindaco e il Consiglio del proprio Paese, si auto deliberasse il raddoppio del proprio mandato e lo facesse ratificare dal parlamento, in vece di andare al voto). 
 Per carità in questo Paese si vede ogni giorno ben di peggio, ma non è un bel segnale e soprattutto non va a favore dei principi della democrazia associativa, che era alla basa delle rivendicazioni di autonomia dell'Associazione medesima.

Se però serve, non sono 12 mesi su decenni di regimi commissariali a cambiare la vita "Ademocratica" della CRI (l'A non è un refuso di battitura), ma non si deve fare finta di nulla e il perché deve essere giustificato e argomentato ai soci.

Ciò che invece poco mi piace, e il perché lo spiegato per anni, è la formula ibrida della CRI, mezza associazione e mezzo ente, e non perché una formula è più bella dell'altra, ma perché sono convinto, che la parte privata e la parte pubblica, che parleranno due lingue giuridico-amministrative diverse, obbligate peró dalla formula ad essere l'una parte dell'altra, aumenteranno ancor di più confusione e conflittualità, in una associazione che già da decenni, configge al suo interno, tra centro e territorio pur usando una lingua unica.
 
Detto ciò, la grande parte positiva è che il Parlamento della Repubblica ha dato atto della trasformazione della CRI in corso è ha riconosciuto il bisogno di governare la transizione.
 
 Ora non resta che dire: buon lavoro a tutti i vertici monocratici prorogati, che hanno l'obbligo e il dovere di dare compimento alla riforma, senza più "ma" e senza più "se" "

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