venerdì 5 luglio 2013

parabola del potere autoritario - Headship o Leadership?

Dopo un'interessante confronto sulla ciclicità sociale e politica che si incontra leggendo la  storia moderna e passata  ringrazio Max detto "Vecchia Roccia" per questa presentazione sulla  "parabola del potere autoritario".


Sottotitolo del  post è "Headship o Leadership? solo a posteriori ce ne renderemo conto"

La parola a Max Vecchia Roccia

GLI INSEGNAMENTI DELLA STORIA


Stavo notando, devo dire con interesse, come vi siano dinamiche costanti nella Storia. Prendiamo, ad esempio, la parabola dei regimi autoritari. Tutti, indipendentemente dalla latitudine e dall'ambiente culturale, sembrano seguire percorsi analoghi suddivisibili, pressappoco, in tre fasi.

FASE 1 ovvero  " la Luna di Miele"


L’aspirante despota stabilisce un solido rapporto populistico con la massa che, spesso, è bovina o al punto disperata da essere disposta ad aggrapparsi a ogni facile speranza. L’aspirante despota, in questa fase, è alla mano, tende a porsi come il fratello maggiore o come il padre. Dichiara che la colpa del disastro non è della massa ma di una minoranza che ha sfruttato la disinteressata operosità e diligenza della massa stessa per propri inconfessabili scopi. Lui è uno che della massa ha condiviso i drammi e le fatiche e che dalla massa proviene. Non ha cercato la “missione” ma è disposto a farsene carico per il bene della massa e della Causa. Omette, ovviamente, di dire che la sua è un’adesione “profit” ( in termini di sete di potere, di tornaconto venale o entrambe).

Il despota assicura che, grazie alla coesione della massa e alla fideistica adesione ai programmi del “leader”, il futuro sarà roseo come mai fu in passato. In questa fase il despota epura i quadri politici e tecnici, imputati di ogni nequizia, per sostituirli con persone di provata fede, meglio se di provata inerzia cerebrale. Nel frattempo evita attacchi diretti ad avversari ancor troppo potenti o pericolosi; questi sono semplicemente “aggirati” per essere poi rimossi in fase successiva.

In questa fase il despota offre alla massa quel che la massa istintivamente attende: il sangue e le teste dei precedenti potenti e dei vecchi burocrati. Quest’offerta, ovviamente, rafforza la fede della massa che vede nel nuovo regime la risposta alle proprie preghiere.

L’intero sistema, nella titanica impresa di riparare al disastro lasciato dal regime precedente, va rivisto: leggi e regolamenti vanno cambiati e adeguati alle esigenze di snellimento e sburocratizzazione.

La residua opposizione è tranquillizzata: la fase delle misure eccezionali sarà superata non appena ripristinato l’ordine naturale delle cose; il despota è aperto al confronto e grato per ogni suggerimento; il despota adora la critica costruttiva; il despota è al servizio delle suppliche della massa alla quale ama mescolarsi.


FASE 2 ovvero "il Nuovo Corso Democratico"

Una volta che il carisma e il magnetismo del despota hanno fatto presa sulle masse ed essendo sostituiti o isolati i pilastri del vecchio regime, arriva il tempo di mettere in opera il consolidamento del potere.

La massa moderna, tuttavia, ama a trovare giustificazione che nobiliti la propria volontaria sudditanza e a ciò il despota intelligente pone rimedio mettendo in essere il processo di autentica "democratizzazione" da contrapporre alla falsa democrazia del regime precedente. Tale mossa assopisce ulteriormente la coscienza della massa e permette al despota di mettere finalmente in essere i meccanismi del suo nuovo regime.

La nuova democrazia si esprime attraverso le decisioni del despota che, per contro, incarna la volontà della massa. In tal modo viene rappresentata una sorta di democrazia fittizia che parte dalla base ma che in realtà è la giustificazione all'agire del nuovo regime.

Per quanto riguarda la rappresentanza in seno agli organi decisionali, ad esempio parlamento o assemblea, ora, la “democratizzazione” avviene esclusivamente all’interno del partito unico che produce, in vista delle tornate elettorali, il classico “listone unico” che ha buon gioco su quanto resta di una opposizione ormai acefala ed allo sbando. Una volta che il parlamento è provvisto di un’assoluta maggioranza di fedeli, viene il tempo di dotare la nazione di leggi adeguate al momento eccezionale e il partito unico di regole altrettanto adeguate. L’unico potere che resta, almeno formalmente, non asservito è la Magistratura che, tuttavia, si troverà ad applicare le leggi proposte dal despota a un parlamento permeato dall’ortodossia del pensiero unico.

E’ questo il momento di mettere in cantiere ogni legge necessaria a controllare e, se del caso, a reprimere il dissenso esterno e interno al partito unico.
Il residuo dissenso, sempre più larvato, viene ormai apertamente gestito secondo il livello di tignosità o pericolosità dell’opposizione. Le magagne interne al partito unico, qualunque sia la gravità del fatto, devono assolutamente essere risolte all’interno e il portarle all’esterno è considerato sabotaggio, tradimento e quindi crimine. L’opposizione viene, di volta in volta, trattata con bonaria sufficienza, ridicolizzata o dipinta come palese reazione dei vecchi “arnesi di regime” colpiti dalla giustizia delle masse. E’ bene educare le masse e il miglior modo è quello dell’esempio. Ed ecco che gli oppositori più mordaci diventano oggetto di processi esemplari atti a distruggere nell’animo e nel corpo i malcapitati e che spesso si concludono con la cosiddetta "autocritica".

Nel caso l’opposizione e il dissenso si manifestino per fasce minoritarie e non individuali, il despota non esita ad aizzare la massa che è incoraggiata a combattere le cricche che si oppongono al cambiamento, normalmente definito “epocale” o "rivoluzionario". Il creare un clima da guerra civile torna spesso a favore del despota e sopisce i sensi di colpa della massa che può lasciarsi andare ad ogni nefandezza trovando giustificazione nella missione di “purificazione”.

E’ questa l’epoca nella quale tutto appare possibile al nuovo despota. Si bea della sua onnipotenza e dell’adorazione dei fedeli sudditi che gratifica ora mostrando di gradire i loro segni di adulazione oppure concedendo di lasciarsi ritrarre in loro compagnia oppure partecipando a cerimonie, feste ed eventi.
Il despota più accorto non esiterà a sollecitare sostegno morale al “nuovo corso” da lui imposto da parte di paesi amici o organizzazioni, meglio se internazionali, compiacenti. L’effetto sarà di convincere le masse che il despota sia veramente Scelto dal Fato, e detentore della Verità  e che ogni azione è quindi giustificata da un Bene Superiore.

FASE 3 ovvero L’Amaro Risveglio


Giunge, fatale, il momento della crisi. E’ un fattore fisiologico in ogni regime. Nel nostro caso la monolitica e granitica adesione all'idea del despota comincia a incrinarsi.
Le ragioni possono essere molteplici: una crisi che evidenzia le acrobazie contabili di regimi spesso costosi da mantenere, crisi esterne che vengono a scrollare la facciata di forza formale dietro alla quale si nasconde una debolezza di sostanza e altro ancora.
Qualunque sia la ragione, una volta iniziata l’incrinatura del monolite, il processo è di solito inarrestabile. In questa fase inizia il risveglio, la presa di coscienza all'interno dell’apparato e fra le masse. Ai primi segnali, il despota tenta di chetare le acque mettendo mano ai soliti espedienti ma raramente, a questo punto ha successo e l’insoddisfazione continua a dilagare. Fedelissimi della prima e dell’ultima ora improvvisamente si ravvedono e strati sempre più numerosi della massa abbracciano il mugugno. Di solito il ravvedimento dei membri dell’apparato è prudente e mascherato da assicurazioni di fedeltà incondizionata.

L’applicazione di leggi e regolamenti diventa sfrenata e palesemente persecutoria. Nello stesso tempo le operazioni di facciata e propaganda diventano sempre più roboanti e plateali mentre, di pari passo, diventa sempre più difficile nascondere i fallimenti del regime.

Il rapporto con la massa cambia: i bagni di folla diventano sempre più rari, il despota s’isola sempre più. Ingenue domande che, nella Fase 2, avrebbero suscitato bonarie e paternalistiche risposte del despota vengono ora considerate autentici atti di lesa maestà. Il risultato è che lo sconcerto dilaga fra la massa mentre i quadri politici e amministrativi intermedi agiscono confusamente non osando più interagire apertamente con i vertici superiori.

A questo stadio il despota intuisce, teme e cominciano i guai: il regime entra nella fase della paranoia. Basta poco per cadere in disgrazia: un’anonima denuncia, un uso incauto dei media, un’omissione di manifesta fedeltà, una frase detta o non detta, toni o sguardi sbagliati o male interpretati e delizie simili. Inizia un’affannosa e feroce caccia a ogni minimo segno di eterodossia ed anche gli ultimi fedelissimi rischiano di cadere vittime del regime di terrore da essi stessi sostenuto.

Particolarmente controllati (e colpiti) sono gli intellettuali e la cultura in generale. Per quanto riguarda i primi, categoria per definizione sospetta perché potenziale fonte di pensieri originali e quindi causa di eterodossia, non sfuggono quegli intellettuali la cui potenziale dissidenza è nota o supposta, ma non si salvano neppure i compiacenti intellettuali di regime. La cultura, poi, è comunque vista come elemento disgregatorio di quel mondo fantastico che il despota si è costruito a sua immagine e somiglianza. Si salva, ovviamente, la cultura del regime che di quel mondo fantastico è parte integrante.




In un tempo più o meno breve ed in modo più o meno sofferto il regime imploderà lasciando dietro di se’ una marea, spesso insospettatamente grande, di ex fedelissimi in cerca di nuovi padroni. E la massa, da parte sua, sarà pronta per il prossimo messia.






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