sabato 25 maggio 2013

Croce Rossa - struttura centralizzata o decentralizzata?

Riflettendo con altri soci sulle proposte di emendamento ci siamo trovati davanti ad un grosso dubbio: "quanta e quale autonomia sarebbe auspicabile per i comitati locali?"

Le linee guida per lo statuto della federazione affrontano il problema in questo modo:

"Per poter osservare il principio di Unità  ed essere la sola Società Nazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa del paese, la Società nazionale deve essere governata da un organo centrale anziché essere costituita da unità periferiche che godono di piena autonomia.Queste ultime tuttavia dovrebbero godere di una autonomia sufficiente per realizzare efficacemente le proprie attività.
Bisognerebbe quindi creare una struttura di potere decentralizzato e di responsabilità centralizzata.
Ci si chiede naturalmente fino a che punto sia raccomandabile la decentralizzazione dei poteri."

Il suggerimento delle linee guida diviene:

La decentralizzazione dovrebbe essere più ampia possibile a condizione che le funzioni seguenti rimangano centralizzate:
-Salvaguardare l'integrità della Società Nazionale (e proteggere l'emblema)
-Mantenere contatti con i poter pubblici centrali
-Occuparsi delle relazioni internazionali (nell'ambito del movimento)
-Assicurare un minimo di coordinazione finanziaria e dei programmi nazionali per far sì che le risorse vengano stanziate a favore dei più deboli
-definire le linee di politica generale (compresa la politica del personale che deve essere la stessa in tutta l'organizzazione)
-rendere conto dei fondi provenienti da fonti esterne"


Le linee guida per lo statuto della federazione contemplano quindi almeno due modelli "limite", entrambi validi:
- decentrato fino al punto che le strutture periferiche godono di uno status legale indipendente (a patto che ci siano meccanismi di controllo da parte della struttura centrale)
- centralizzato nel quale le decisioni sono in carico al livello centrale o intermedio per delega a patto che l'attuazione delle decisione possa essere delegato (e declinato specificatamente) alla singola unità Locale.

Chi vi scrive è in seria difficoltà a esprimere una preferenza, anche perchè ci si scontra con la normativa italiana è "sui generis" e presenta specifiche pecularietà,  come d'altra parte tutte le normative nazionali.

Ammettendo di non essere un esperto di diritto privato sono in seria difficoltà a prevedere quanto un modello centralizzato o decentralizzato  possa essere vincente dal punto di vista della giusta misura di snellezza e controllo.

Un caso limite interessante  è che associazioni locali  riconosciute  possano raggrupparsi e coordinarsi, anche a livello nazionale,  in organismi che le rappresentino tutte.
Le cosiddette Associazioni di Associazioni (o di secondo grado)

Sarà necessario, quindi, redigere un atto costitutivo ed uno statuto nel quale verranno determinati i requisiti che le associazioni interessate dovranno  possedere per aderire all’associazione di secondo grado; vi sarà
un’assemblea e verranno nominati gli amministratori; verranno svolte
attività finalizzate al raggiungimento dello scopo che tutte le associazioni locali partecipanti hanno in comune.
La particolarità di queste associazioni di secondo grado è rappresentata dal fatto che gli associati non sono propriamente persone fisiche ma altre associazioni.

La bozza di statuto ad oggi disponibile propone un quello che a mio avviso è una buona ricezione delle linee guida responsabilizzando le scelte locali e affidando al regionale il compiti di gestione economica e patrimonio e sui rapporti di lavoro

Personalmente (ma è un mio limite, non è assolutamente una critica!!!)  non riesco a immaginare come saranno conciliati nella pratica questi due articoli qualora la bozza proposta divenisse statuto

21.5. I Comitati, secondo le disposizioni della legge e del presente Statuto, operano con autonomia organizzativa, amministrativa, patrimoniale, finanziaria ed operativa nell’ambito del coordinamento dei Comitati Regionali.21.6. I Comitati sono obbligati a rendere conto del proprio operato ai Comitati Regionali, al cui controllo di legittimità, di indirizzo e di rispondenza agli interessi dell’Associazione sono soggetti


26.1. I Comitati Regionali e delle provincie autonome di Trento e Bolzano:
b. svolgono azione di controllo e coordinamento dell’attività della Croce Rossa
Italiana all’interno dei rispettivi territori;
...

e. hanno la gestione del patrimonio associativo all’interno della regione;
f. approvano la pianta organica del personale dipendente in tutta le regione e ne hanno la gestione;
g. possono disporre la centralizzazione su base regionale delle  procedure di approvvigionamento di beni e servizi;


In particolare vengono alla mente i seguenti quesiti:
  • Come coniugare la gestione regionale del personale dipendente  con l'autonomia organizzativa, anche in termini di personale dipendente, dei comitati Locali?
  • Come  attuare l'autonomia patrimoniale  dei comitati locali quando la gestione del patrimonio è affidata al comitato regionale?
  • Il controllo di legittimità da parte della struttura regionale (utile e necessario) potrà essere tale da non rendere meno snello e agile il processo decisionale e operativo proprio dei comitati locali?
In ogni caso tengo a ricordare che scrivere uno statuto non è cosa banale e che occorre tenere conto del contesto nazionale sia reale che legislativo.
Quindi personalmente, una volta espressi i desiderata, non posso che affidare ai tecnici del foro la migliore traduzione in norma attuabile.

A tal proposito il mio personale apprezzamento a tutti coloro che hanno collaborato direttamente o indirettamente alla stesura della bozza e a tutti colo che proporranno emendamenti.
Che sia o meno in accordo con le proposte avanzate e che verranno non posso che apprezzare il metodo partecipativo attuato.

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