venerdì 8 maggio 2015

Il (finto) VOLONTARIO e il volontario

Orami tutte le settimane  mi capita di vedere gente che pratica (o almeno dichiara di praticare) volontariato "Umanitario" o meglio ancora "Internazionale" senza però occuparsi dei bisogni o problemi di chi sta nella porta accanto, al di là della strada, ma con grade attenzione a cercare di far apparire il proprio nome su giornale.


Sono cose che non dovrebbero escludersi a vicenda, ma andare
per il mondo potendo dire con falsa modestia  "sono stato decorato... il giornali hanni scritto di me" sembra attrarre molto di più.

Mi domandavo incuriosito il perché di questo fenomeno, non raro da osservare.

Noto che molti si sentono gratificati nel darsi da fare anche in giro per il mondo, abbracciare nobili cause, sentirsi paladini di grandi ideali umanitari, difensori di solidarietà di ogni genere: da quella verso gli esseri umani sofferenti, a quella verso gli animali abbandonati e bisognosi di aiuto.

Pur apprezzando  questi valori, e stimando coloro che li incarnano e li fanno propri con dedizione, fatica e sacrificio personale, a volte mi sorgono delle riflessioni dopo avere notato alcune contraddizioni evidenti in questi volontari.

Lungi da me il volere generalizzare, ma osservo che taluni di questi praticanti il volontariato sono completamenti disattenti alle realtà di fatica delproprio vicino, dei conoscenti della cerchia ristretta in cui vivono.

Anzi, spesso diventano loro per primi degli "aguzzini", dei prepotenti e in nome di una "nobile causa" generano sofferenza inutile e gratuita.

E’ come se i disagi di chi sta loro intorno fossero poca cosa rispetto alle grandi difficoltà di chi è distante, delle tragedie di chi vive in paesi lontani.

Credo, forse provocatoriamente, che anche in questo caso ci sia lo zampino
dell’ego.
Mi sovviene di riflettere che amare l’umanità in quanto tale, occuparsi delle grandi cause, sia più gratificante per l’ego che dare una piccola a mano a chi ci sta accanto. Mi sembra che possa inorgoglire di più contribuire a salvare qualcuno in qualche posto difficile, lontano da casa, che portare un sacco di spazzatura, o fare qualche lavoretto utile in casa, o tenere in ordine la nostra stanza…per alleviare la fatica di nostra madre o di nostro padre, per fare un piccolo esempio.
Oppure semplicemente salutare le persone che incontri con un sorriso negli occhi e non salutare solo i potenti o chi può essere utilizzato per la "grande e nobile causa"
E di esempi se ne potrebbe fare tanti in questo senso. Se guardassimo con onestà dentro di noi potremmo vedere quanto siamo distratti rispetto a queste incombenze che ci circondano.

Perché noi guardiamo sempre altrove. Questo ci fa sentire migliori, ci fa sentire impegnati in qualcosa di veramente significativo. Non abbiamo lo sguardo che si posa sulle sofferenze e stanchezze contigue, sul dolore che urla nel silenzio dei nostri pianerottoli, nelle nostre strade. Insomma, noto che l’ego si sente più utile e importante se fa le cose in grande: azioni che possono essere notate e messe in qualche modo in mostra. Che la nostra vanità spirituale trova nutrimento maggiore nel fare del bene a chi è lontano piuttosto a chi è vicino.

Magari questo vicino, paradossalmente, non lo salutiamo nemmeno.

Ebbene, ho imparato a diffidare a chi troppo spesso si pone in vista, si fa fotografare in mezzo ai bambini o mentre dona il proprio tempo...
Una fotografia ritrae un istante, in quell'istante spesso si è in posa per il fotografo e poi, se nessuno ci sta fotografando, ecco che ci aiuta la tecnologia e sempre di più ecco autoritratti o selfie da pubblicare per autocelebrasi.
Diffido di chi con dialettica fa discorsi pomposi...
Diffido di chi racconta sempre e comunque quanto il proprio sforzo, la propria persona sia importante...
Diffido di chi si presenta dicendo "sono un volontario"
Diffido di coloro che si vestono bene oppure che si
Diffido di coloro che non dicono  "sono lieto che vada meglio ma io ho fatto ben poco, casomai ringraziate gli altri che hanno donato il loro tempo..."
Diffido di coloro che pubblicano ogni 2 minuti proprie foto da volontari e raccontano il proprio impegno quotidiano in prima persona.

Invece ho imparato ad amare il silenzio di molti i quali non noti lavorano, vivono la propria famiglia e se incontrano qualcuno in difficoltà li aiutano come possono, anche fosse solo con un sorriso ed una parola ed un poco del proprio tempo senza cercare di farsi fotografare per forza...


Apprezzo poi quei Volontari che pur ricoprendo un ruolo di visibilità non parlano mai di quanto sono stati bravi, bensì di quanto c'è ancora da fare...

"....Portò ad una locanda quell'uomo percosso e senza averi e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede al locandiere, dicendo: «Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno»."Ma non andò in piazza a vantarsi del proprio gesto, partì per andare a lavoro come tutti i giorni...

Questi sono a mio avviso i Volontari o, se preferiti, Uomini e Donne di Buona Volontà

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