in #Lapsus veritas... quando un errore dice quello che è vero |
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È senz’altro capitato a tutti, almeno una volta: stiamo parlando con qualcuno, quando all’improvviso, pur volendo utilizzare una specifica parola, ne esce un’altra, spesso dal significato opposto. Poi ci correggiamo subito, magari superando un po’ di imbarazzo, e continuiamo il discorso. È il famoso lapsus, ovvero l’uso non intenzionale di parole sbagliate rispetto a quel che si voleva dire, dovuto in molti casi a motivazioni inconsce. Il termine lapsus, deriva dal latino e significa “scivolamento”: è come cioè se la persona, nel parlare, cadesse in errore, scivolando per un istante in un territorio sconosciuto della sua psiche ed esponendolo a chi sta intorno. In molti casi è spia di un conflitto tra l’intenzione cosciente di esprimersi e di voler apparire in un certo modo e la tendenza inconscia, fino a lì repressa, a dire o a fare altre cose, forse più autentiche, di certo pressanti. Freud per primo comprese il valore psicologico del lapsus (che può essere non solo verbale ma anche di scrittura o di lettura) e per questo nei suoi studi lo inserì, insieme alle gaffe, agli smarrimenti, all’oblio dei nomi e alle distrazioni, tra i cosiddetti “atti mancati”, i gesti che esprimono la presenza non consapevole di intenzioni, pulsioni e opinioni diverse rispetto a quelle coscienti e socialmente manifestate.
Nell'immagine qui sopra si nota uno "scivolone" seguito dalla correzione: la parola giusta era NOTAIO, parola che evoca concetti di serietà, trasparenza, garanzia e terzietà.
Parola che è stata sostituita invece dal titolo di PRESIDENTE parola che invece evoca concetti di potere e autorità...
Sicuramente si è trattato di un "mero errore materiale" (sinonimo politicamente corretto di "fischi per fiaschi!" ), però ,data la situazione e l'espressione e la postura dei presenti (vedi foto sotto) lo "scivolone" è estremamente suggestivo!
La gestualità e la fotografia
Il momento immortalato è solenne, importante, l'attenzione e la tensione sono alle stelle.Ci si sente tutti sicuri di quello che si sta facendo e il senso di comunità è superiore a quello della famiglia di origine eppure...
...ecco alcuni piccoli dettagli che necessiterebbero di un piccolo fotoritocco... così come è stato ritoccato il commento alla foto....
A braccia conserte e sguardo distolto

La potrete sicuramente notare nei luoghi pubblici ed affollati tra persone che non si conoscono, nelle code all’ufficio postale e in qualsiasi altro contesto in cui gli individui si sentono incerti ed insicuri.
Per semplificare il tutto possiamo cosi riassumere il messaggio generale che questo gesto può esprimere: la persona non ha intenzione di aprirsi ne di lasciarsi avvicinare.
Se mentre parlate in pubblico vedete uno o più dei vostri interlocutori chiudere le braccia in questa posizione probabilmente avrete espresso un’idea da loro non condivisa.
La mano a coprire la bocca

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"Nascondersi" e non vedere

E poi ci sono "sguardi nel vuoto", "sguardi sul tavolo"... se si escludono i primi dodici o tredici soggetti più vicini a chi "preside" (ecco che la parola Presidente che torna) gli altri astanti necessitano di un piccolo fotoritocco... ma qesto è il bello della "spintaneità".... (ops! scusate un lapsus!!!) della spontaneità
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