In questi giorni leggo dichiarazioni di massimi livelli che mi sembrano contrastanti o almeno "cangianti" secondo come la luce della stampa le colpisce.
Eccone alcune:
«Sono convinto che sia paradossale che siano indette gare per la
gestione dei trasporti secondari – dice Gussoni – La Cri è un ente
statale. Mi sembra assurdo chiamare altre associazioni che, per quanto
valide, sono private, per svolgere un servizio che può fare l’ente
pubblico. L’Asl e gli ospedali dovrebbero affidare direttamente il
servizio alla Croce Rossa e poi, solo in caso di ulteriore necessità,
affiancare altri enti in supporto».
(fonte)
«Non c’è nessuna storia a rischio, semmai c’è un riallineamento della
Croce Rossa italiana su livelli internazionale, perchè in tutti i paesi
occidentali – forse in Corea del nord è ancora pubblica o in pochissime
altre realtà – è un’associazione che segue la sua strada, la sua natura
associativa». Lo ha detto il presidente della Croce Rossa Italiana,
Francesco Rocca, in un’intervista a Radio Rai dedicata al futuro
dell’organizzazione umanitaria. «Non è una privatizzazione che trasforma
la Croce Rossa in una Spa», ha chiarito ancora Rocca, aggiungendo però
che «viene privatizzata nel senso che perde la natura pubblica....»
(fonte)
Ora vorrei capire, ma per i vertici Croce Rossa deve essere privata o no? Oppure deve essere qualcosa di bicefalo che a seconda dell'opportunità o del caso espone una delle sue nature?
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