lunedì 24 novembre 2014

Croce rossa: pubblica, privata o come vi pare

In questi giorni leggo dichiarazioni di massimi livelli che mi sembrano contrastanti o almeno "cangianti" secondo come la luce della stampa le colpisce.
Eccone alcune:

«Sono convinto che sia paradossale che siano indette gare per la gestione dei trasporti secondari – dice Gussoni – La Cri è un ente statale. Mi sembra assurdo chiamare altre associazioni che, per quanto valide, sono private, per svolgere un servizio che può fare l’ente pubblico. L’Asl e gli ospedali dovrebbero affidare direttamente il servizio alla Croce Rossa e poi, solo in caso di ulteriore necessità, affiancare altri enti in supporto».
(fonte)

«Non c’è nessuna storia a rischio, semmai c’è un riallineamento della Croce Rossa italiana su livelli internazionale, perchè in tutti i paesi occidentali – forse in Corea del nord è ancora pubblica o in pochissime altre realtà – è un’associazione che segue la sua strada, la sua natura associativa». Lo ha detto il presidente della Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca, in un’intervista a Radio Rai dedicata al futuro dell’organizzazione umanitaria. «Non è una privatizzazione che trasforma la Croce Rossa in una Spa», ha chiarito ancora Rocca, aggiungendo però che «viene privatizzata nel senso che perde la natura pubblica....»
(fonte)

Ora vorrei capire, ma per i vertici Croce Rossa deve essere privata o no? Oppure deve essere  qualcosa  di bicefalo   che a seconda dell'opportunità o del caso espone una delle sue nature?


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